Il tonno in scatola è uno degli alimenti più diffusi nelle cucine italiane: costa poco, si conserva a lungo, è ricco di proteine ed è incredibilmente versatile.
Ma sempre più persone si chiedono:
“Il tonno in scatola fa male?”
Preoccupazioni legate a metalli pesanti, conservanti, olio di scarsa qualità e imballaggio hanno fatto nascere molti dubbi. Vediamo cosa c'è di vero e cosa no.
Cosa contiene il tonno in scatola?
Un classico barattolo di tonno può contenere:
- Filetti di tonno (specie varie: pinna gialla, alalunga, tonnetto striato)
- Olio di conservazione: solitamente olio di semi (girasole o soia), oppure olio d’oliva
- Sale
- In alcuni casi, acqua di governo (tonno al naturale)
📌 I prodotti di qualità migliore dichiarano assenza di additivi (es. glutammato, conservanti, aromi), ma non è sempre così.
Attenzione al tipo di olio
Il problema non è solo nel tonno… ma in cosa ci nuota dentro:
- L’olio di semi raffinato usato in molte conserve è spesso di bassa qualità
- Ricco di grassi omega-6 → pro-infiammatori se assunti in eccesso
- In alcuni casi, può ossidarsi con il tempo
👉 Meglio:
- Scegliere tonno al naturale (senza olio)
- Oppure sgocciolarlo bene prima di consumarlo
Il tonno in scatola contiene mercurio?
📍 Il tonno è un pesce predatore di grossa taglia → tende ad accumulare metalli pesanti, in particolare mercurio.
Tuttavia:
- I livelli nel tonno in scatola rientrano quasi sempre nei limiti di sicurezza imposti dall’EFSA
- Le specie usate (es. skipjack) sono più piccole → meno contaminazione rispetto al tonno rosso
📌 Rischio maggiore:
- Se consumato in quantità elevate (3-4 scatolette a settimana)
- Nei bambini, donne in gravidanza e allattamento
👉 Regola d’oro:
Non più di 1-2 porzioni da 80-100g a settimana.
Altri rischi da tenere d’occhio
- Contenitori in latta:
Alcuni usano rivestimenti interni con tracce di BPA → oggi sempre più rari, ma meglio preferire confezioni BPA-free - Sodio:
Una scatoletta può contenere fino a 300-400 mg di sale, il che contribuisce al consumo eccessivo quotidiano - Additivi e trattamenti:
In alcuni tonni a basso costo si possono trovare trattamenti chimici per migliorare colore e consistenza
Cosa dicono le app come Yuka?
Le app come Yuka valutano il tonno in base a:
- Presenza di olio raffinato
- Sodio aggiunto
- Eventuali conservanti o additivi
- Tipo di pesce e origine dichiarata
🟢 Ottimo punteggio → tonno al naturale, senza additivi
🔴 Punteggio basso → tonno in olio di semi, con aromi o E-numbers
Quando e come consumarlo?
✅ Sì, puoi mangiarlo senza problemi se:
- Alterni con altre fonti proteiche (uova, legumi, pollo)
- Scegli tonno certificato e tracciato
- Limiti il consumo a 1-2 volte a settimana
- Preferisci versioni al naturale o in olio extravergine di oliva
Sostenibilità: occhio anche all’ambiente
Alcuni marchi usano tonno pescato con metodi non sostenibili, come:
- Reti a circuizione
- Dispositivi di aggregazione dei pesci (FAD)
Meglio scegliere prodotti con etichette:
- Dolphin Safe
- Friend of the Sea
- MSC – Marine Stewardship Council
Conclusione
Il tonno in scatola non fa male in sé, ma va consumato con consapevolezza.
✅ È una fonte preziosa di proteine, ma:
- Va limitato per via del mercurio
- Va sgocciolato o scelto al naturale
- Meglio se certificato e ben etichettato
Come ogni alimento conservato, la qualità fa la differenza: leggi sempre l’etichetta e varia la tua dieta.