Scopri cosa c’è davvero dentro i prodotti che usi.
Analizziamo alimenti, cosmetici e integratori per aiutarti a capire se fanno bene o fanno male.Tutto spiegato in modo semplice, senza fuffa.
Il pollo è spesso considerato una carne “magra” e salutare, ma non tutto il pollo è uguale. In particolare, quello proveniente da allevamenti intensivi solleva da anni dubbi su qualità, sicurezza e impatto sulla salute.
Ma fa davvero male? In questo articolo analizziamo cosa distingue il pollo da allevamento intensivo da quello allevato all’aperto, cosa contiene e quali rischi può comportare il suo consumo regolare.
Si definisce “intensivo” un sistema di allevamento in cui grandi quantità di animali vengono cresciute in spazi ristretti, con ritmi accelerati di crescita e alimentazione a base di mangimi industriali.
I polli destinati a questo sistema vengono macellati già dopo 35-40 giorni, rispetto ai 3-4 mesi degli allevamenti più naturali.
In alcuni paesi (non in UE), vengono utilizzati antibiotici o promotori della crescita che possono lasciare residui nella carne, contribuendo anche alla resistenza batterica.
Il pollo intensivo ha una minor quantità di acidi grassi omega-3, micronutrienti e sapore rispetto a quello da allevamento biologico o all'aperto.
Gli ambienti sovraffollati possono aumentare il rischio di contaminazione da Salmonella o Campylobacter, specie se la carne non è ben cotta o manipolata.
Secondo l’EFSA, in Europa il rischio di residui farmacologici è molto basso grazie ai controlli, ma non assente.
Uno studio del Journal of Food Science (2020) ha evidenziato che i polli allevati in modo estensivo presentano un profilo lipidico più equilibrato, con maggiori benefici nutrizionali.
Nel contempo, l’OMS ha più volte lanciato l’allarme sulla resistenza antimicrobica legata all'uso improprio di antibiotici negli allevamenti animali, una minaccia globale.
Il pollo da allevamento intensivo non è tossico, ma può essere meno nutriente, meno sostenibile e più esposto a contaminazioni rispetto ad altre alternative.
Il consumo occasionale non è un problema, ma sarebbe meglio scegliere, quando possibile, pollo da allevamenti certificati biologici o locali.
Sì, ma è quasi sempre intensivo. I rischi principali derivano dalla qualità inferiore e dalla possibile contaminazione se mal conservato.
Verifica la dicitura “allevato all’aperto” o “biologico”, e controlla l’origine della carne. Il colore della carne e la consistenza possono essere indicatori, ma non sempre affidabili.
Non ci sono prove che lo sia. Il rischio è indiretto, legato all’ambiente di allevamento e all’uso eventuale di antibiotici.